DICHIARAZIONI
Daniele Vanni, Sindaco di Vinci
“Per la storia della città di Vinci il legame tra Leonardo e il suo territorio ha sempre avuto un ruolo importante. Le nuove ricerche e i nuovi approfondimenti dimostrano che la nostra città non è stata solo il luogo di nascita e dove è cresciuto il Genio Universale. Ormai è cosa certa che il rapporto tra Leonardo e Vinci si è protratto anche in età adulta. Questa certezza ha determinato nuovi studi che ci hanno permesso d’individuare il disegno a carboncino come opera promettente e che potrebbe essere attribuibile a Leonardo. È volontà della nostra Amministrazione iniziare il restauro e proseguire con gli approfondimenti diagnostici dell’opera”.
Roberta Barsanti, Direttrice della Biblioteca e del Museo Leonardiani
“Attratta da tempo da questo disegno, ho iniziato a studiarlo nonostante la scarsa leggibilità dell’opera. I rimandi all’ambiente artistico fiorentino della seconda metà del Quattrocento, l’originalità del soggetto e i confronti iconografici con una serie di disegni di Leonardo raffiguranti animali fantastici, uniti al contesto in cui il disegno si trova, mi hanno indotto a pensare a Leonardo pur con tutte le riserve del caso.
Avanzare il nome di Leonardo richiede infatti estrema cautela e ricerche approfondite, oltre a una condivisione con studiosi ed esperti; ho così coinvolto i Professori Andrea De Marchi (Università degli Studi di Firenze), Pietro C. Marani (Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore), Giovanni Pancani (Università degli Studi di Firenze), Marco Gaiani (Alma Mater Studiorum Università di Bologna), per le loro specifiche competenze e Donatella Pegazzano (Università degli Studi di Firenze) per i documenti sulla famiglia Bracci.
Troppe, nel corso del tempo e anche in anni recenti, sono state le attribuzioni frettolose e fallaci di opere a Leonardo, generate dal desiderio della scoperta dell’inedito a tutti i costi.
È pertanto necessario procedere con estrema prudenza, trattandosi inoltre di un’opera di proprietà del Comune di Vinci, che da sempre si è contraddistinto per la qualità e la serietà degli studi su Leonardo”.
Andrea De Marchi, Università degli Studi di Firenze, Dipartimento Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo
“L’originalità di questo schizzo a carboncino è fuori discussione, al di là della qualità nervosa del segno, che si intuisce nonostante il degrado e che sarà meglio leggibile dopo il restauro. È la rivisitazione di un tema caro all’arte medievale, quello della pistrice, drago marino anguiforme, qui provvisto pure del dente di narvalo attribuito agli unicorni, piegato all’insolita funzione di reggistemma. Memore del Marzocco di Donatello, l’autore di questo disegno l’ha studiato sul bordo della cappa di un camino tardo-trecentesco, riproducendo lo stemma già scolpito sulla fronte. Non può trattarsi di un ghiribizzo casuale, i riferimenti scultorei fanno sospettare che fosse la prova per fregiare tale camino con elementi tridimensionali, forse fittili, ciò che tornerebbe con gli esperimenti giovanili di Leonardo nella coroplastica, attestati da Vasari ed esemplificati dalla Madonna del Victoria and Albert Museum. L’interesse per le creature ibride e mostruose, coltivato fin dai primi anni nella bottega di Verrocchio, è qui declinato con soluzioni stilistiche che si indovinano consonanti fin nel dettaglio con quanto si può reperire in alcuni disegni di Leonardo, nella forte torsione impressa al corpo del drago marino e nella terminazione in rabesco filiforme. La foggia del corno ha gli stessi caratteri di quello disegnato da Leonardo nel foglio con Fanciulla e l’unicorno, a Oxford (Ashmolean Museum). Tutto ciò è molto incoraggiante, ma ci sono ancora molti aspetti da indagare e da approfondire, di conserva alle indagini scientifiche e al restauro felicemente avviato”.
Pietro C. Marani, Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore
“Ogni nuova scoperta che si leghi al nome e all’opera di Leonardo è meritevole della più grande attenzione. Nel caso di questo disegno, noto a un gruppo ristretto di studiosi, bene hanno fatto il Comune di Vinci e la Direttrice della Biblioteca e del Museo Leonardiano, di concerto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, a promuovere una campagna di analisi scientifiche preliminari al suo restauro nella convinzione che si tratti di un’opera dallo spiccato carattere leonardesco, come provano riscontri tipologici e formali con numerosi disegni autografi del maestro assegnabili agli anni settanta del Quattrocento e con la speranza che si possa meglio giudicare anche stilisticamente la qualità del disegno.
Se così fosse, si tratterebbe di un’ulteriore evidenza delle rimeditazioni di Leonardo sul mondo fantastico e sulle implicazioni simboliche dell’araldica di gusto ancor “cortese” in cui si erano cimentati anche maestri del calibro di Donatello, Paolo Uccello, Antonio e Piero del Pollaiolo e Verrocchio, ciò che aprirebbe anche nuove prospettive di lettura sugli inizi del giovane Leonardo”.
Alberto Felici, Funzionario restauratore Soprintendenza
“Il disegno sulla cappa del camino è realizzato a carboncino nero su un intonaco che ha la levigatezza e la consistenza materica di un manufatto tre-quattrocentesco. In tempi remoti il disegno è stato occultato da numerose scialbature che sono state un po’ maldestramente rimosse in passato, per cui oggi la leggibilità del disegno è compromessa dalla presenza di molti residui di queste scialbature.
Una leggibilità che risulta essere ulteriormente ridotta da antichi percolamenti di acqua piovana proveniente dal tetto, che ha favorito la movimentazione di sali solubili, la migrazione di particelle di fuliggine dall’interno della cappa e l’ingiallimento di vecchi fissativi.
Risulta dunque necessario intervenire con una certa celerità per stabilizzare lo stato di conservazione attraverso la rimozione delle sostanze estranee presenti sulla superficie del disegno che ne offuscano l’immagine, ma al tempo stesso è indispensabile intercettare le cause del deterioramento e successivamente dare maggiore coesione agli elementi costitutivi. Contestualmente sarà possibile svolgere un’approfondita campagna diagnostica per conoscere più dettagliatamente la tecnica con cui è stato eseguito.
È in corso di programmazione un protocollo di indagini diagnostiche con diversi istituti di ricerca, fra cui le Università di Bologna e di Firenze e il CNR, per individuare il percorso migliore per ottenere il maggior numero di informazioni”.